In libreria

A. Mattozza, Fra’ Giuseppe Eusanio, Vescovo di Porfirio, edizioni Primevie, 2013.

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Antonio Mattozza, Fra’ Giuseppe Eusanio, Vescovo di Porfirio, edizioni Primevie, 2013.

Il libro narra la vicenda terrena di un frate Giuseppe Eusanio, agostiniano, nato a Prata d’Ansidonia nel 1619 e morto a Roma nel 1692, il quale fu a servizio di tre pontefici ed ebbe il titolo di Sacrista del papa. L'autore Mattozza, partendo da un documento scoperto per caso e relativo a una causa per la contesa di alcuni terreni, ricostruisce la figura del religioso in maniera puntuale e dettagliata.

Da R. Trinchieri, L’Ordine di sant’Agostino nell’Abruzzo Aquilano:

Fu costui Fr. Giuseppe Eusanio († Roma, 1692) aquilano, religioso autorevole: dapprima fece i suoi studi nel convento di S. Agostino della sua città natale. La famiglia Eusanio o Eusani era congiunta in parentela fin dal sec. XVI con famiglie del patriziato Aquilano: così una Piera Eusani fu sposa di Girolamo Bucciarelli, la cui figlia Beatrice nel 1545 impalmò Giov. Angelo Porcinari. Valente predicatore e dotto in teologia, fu chiamato come lettore di Sacra Scrittura nell’Archiginnasio della Sapienza di Roma, Vicario generale della Congregazione di Perugia e poi Procuratore generale. Clemente IX nel Concistoro segreto del 9 marzo 1669 lo creò Vescovo in partibus di Elenopoli ed in pari tempo suo sacrista. Clemente X (Altieri, 1670-1676), prescelse l’Eusanio a suo confessore, concedendogli nel 1672 in cambio del già conferitogli, il titolo vescovile di Porfirio, titolo già posseduto da altri due sacristi immediati predecessori e poi per disposizione del Papa Pio VII (Chiaramonti, 1800-1823), stabilito come ordinario titolo dei Sacristi. “La elevata condizione cui ascese per tal modo l’Eusanio fè che il Magistrato Aquilano o sia l’amministrazione municipale della nostra città, gli si rivolgesse, ove, per materia ecclesiastica gli occorresse far ricorso alla romana Curia. Intorno al che sarem paghi di rammentar l’incarico datogli nel 1677 di far risolvere dalla S. Congregazione delle Indulgenze, dietro alcuni dubbi insorti, quanto durar dovesse il così detto Perdono o sia, l’indulgenza plenaria, nella Chiesa di Collemaggio, in virtù della famosa Bolla di Papa Celestino V, poi da altri Pontefici confermata. Al che adempiutosi con sollecitudine, per favore dell’insigne prelato, fu dallo stesso data al Magistrato Aquilano analoga partecipazione, cioè che l’indulgenza in questione, intender si dovesse concessa in ambi i giorni 28 e 29 Agosto. Per tali atti di benevola cortesia addimostrata verso la nostra città, nonché per meriti scientifici dell’Eusanio, si pensò dai nostri padri di dargli un attestato di stima e di affettuosa riconoscenza, con ascriverlo alla cittadinanza Aquilana di primo ordine, cioè al Patriziato. Il quale atto solenne si compiva con deliberazione del Corpo dei Nobili del 23 novembre 1637. Ed è tanto più degno di memoria in quanto che ne rimane come unico esempio di ascrizioni personali al Corpo Nobile della nostra città, dopo la chiusura avvenuta quindici anni innanzi: dovendo essere le aggregazioni per principio, massime dopo detta chiusura, sempre ereditari, come stabilenti separazioni di classi. A questa splendida testimonianza di stima della sua patria, non potea l’Eusanio rimanere indifferente e l’occasione di mostrare la sua gratitudine gli fu porta nel seguente anno. Il Magistrato Aquilano, sendone camerlergo il dott. di leggi Stefano Alferi, si risolse di adornare una delle sale del palazzo della città, delle immagini dei più alti dignitari ecclesiastici, fioriti nel Contado Aquilano, anche prima della edificazione della città, affidandone l’incarico a due reputati artisti concittadini: Cesare Fantitti e Francesco Redeschini. A non gravare però con tale spesa il pubblico erario, si fè ricorso all’amato Vescovo di Porfirio, il quale immantinenti dispose all’ogetto la somma di ducati cento, incaricando il suo confratello Agostiniano Fr. Paolo De Filippis Presidente in Aquila, di sborsarli per di lui conto”. A Roma fece erigere nella Chiesa di S. Agostino la Cappella di S. Rita. Fr. Giuseppe Eusanio morì in Roma il 23 aprile 1692, sotto il Pontificato di Innocenzo XII, lasciando di sé memoria, come di uno dei più zelanti ed esemplari ecclesiastici, che abbiano esercitato il geloso ufficio di Sacrista pontificio o Prefetto dell’Apostolico Sacrario. Detto Vescovo fu sepolto a Roma, in S. Agostino (chiesa) presso l’altare stesso di S. Rita, da lui fondato, come leggesi nell’epitafio. G. Moroni (Dizionario d’erudizione, vol. 60, p. 189), scrive così di lui: “Egli visse in Corte con tanta virtù come fosse nel claustro: frugale, umile, senza profittare del Pontificio favore, onde formò l’ammirazione di tutti. Fu amante del suo Ordine e procurò aumentarne i privilegi, propagò la devozione della cintura, con i Conventi di Roma fu benefico, a quello di Aquila eresse la Biblioteca. Nella Chiesa di S. Agostino di Roma, ornò magnificamente la cappella della Beata Rita da Cascia e presso di essa fu sepolto con suo ritratto marmoreo ed elogio”. Posteriormente, per alcune modificazioni apportate alla chiesa di S. Agostino, il monumento dedicato all’illustre Sacrista Mons. Eusanio con la soprastante effige in scultura e con l’epitaffio è stato rimosso dalla Cappella della B. Rita e situato presso la cappella di S. Tommaso, sicché ora vedesi nella crociera di sinistra della chiesa cioè dal lato dell’evangelio. Riproduciamo l’epitafio: “D.O.M. - F. Joseph Eusanius Aquilanus, Episcopus Porphyriensis, Apostolici Sacrarii Praefectus, ex Augustin. eremitar. Ordine, cuius in amore Sanctorum ejus ritibus, et praevilegiorum amplitudine, vehementer illustratis, beneficientia continuo praesens onus omnium aemulator et exemplum extit, ut sola sibi gloria superstes foret totum pietatis operibus impendens, hanc B. Ritae de Cassia aram extruxit viventi nec nisi sero lugendo Augustiniana Religio, perpetuae venerationis M. P. Qui legis disce nil majus in illustri fortuna quam ut benefacere possis et velis”.

(Dal sito: www.ghirardacci.it/italia/abruzzo/studi/abruzzo-personaggi-illustri.htm)

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